Diana Bracco e Gianvito Vilé, vincitore del Premio Felder, al Trieste Next Festival
Per parlare di ricerca scientifica e fuga dei cervelli
Diana Bracco e Gianvito Vilé, vincitore del Premio Felder, sono stati due dei partecipanti alla nona edizione di "Trieste Next", festival nazionale della ricerca scientifica. Intitolato al grande scienziato Ernst Felder, a lungo capo della divisione di ricerca Bracco e scopritore di Iopamidol, una molecola che ha rivoluzionato la diagnostica per immagini, il Premio, che prevede un premio di un milione di euro, è stato istituito dalla Fondazione Bracco, Bracco Imaging e Politecnico e Fondazione Politecnico di Milano con lo scopo di attrarre talenti giovani ricercatori italiani che si sono trasferiti all’estero per tornare nel loro paese d’origine.
Moderato da Gabriele Beccaria, direttore della sezione "Tuttoscienze" de La Stampa, il dibattito di Trieste Next ha fatto il punto sullo stato attuale della ricerca in Italia, con particolare attenzione alla situazione dei giovani scienziati.
"Se c’è una lezione da trarre dalla terribile prova della pandemia", ha osservato Diana Bracco, Presidente e Amministratore Delegato dell’omonimo Gruppo Bracco, "è che non dobbiamo mai smettere di investire nella ricerca, perché solo la scienza può proteggerci dalle minacce attuali e future. Oggi la minaccia è COVID-19; Domani, potrebbero essere gli effetti del cambiamento climatico. Affrontare queste sfide richiederà maggiori investimenti pubblici e privati e un focus sulle scienze della vita, che sono di importanza strategica. L’Italia si è guadagnata una stimabile reputazione internazionale per l’eccellenza della sua ricerca scientifica, eppure, misurata in percentuale del PIL, la spesa nazionale per la ricerca e l’innovazione (R&I) colloca l’Italia solo al 14° posto in Europa, alla pari con Spagna e Grecia. L'Italia spende meno della metà di Germania, Danimarca e Austria. Questo è uno dei motivi per cui spero vivamente che parte delle risorse del Fondo europeo di ripresa economica venga incanalata per colmare il divario di investimenti in R&I. Allo stesso modo, spero che il governo utilizzi le risorse del Meccanismo europeo di stabilità per rivitalizzare il servizio sanitario nazionale italiano in tutto il paese".
"Più in generale," ha proseguito Diana Bracco "solo la R&I è in grado di creare posti di lavoro permanenti che non hanno bisogno di sovvenzioni pubbliche, e solo la R&I porterà alla produzione di beni di qualità che possano competere con successo sui mercati internazionali. Le tante eccellenze italiane del nostro settore sono già ben consapevoli che la via della crescita passa attraverso la R&I, e le altre imprese devono prenderne atto e iniziare a muoversi nella giusta direzione".
Intervenendo davanti ad un pubblico di studenti e ricercatori, Gianvito Vilé ha raccontato la sua esperienza personale. Dopo la laurea al Politecnico di Milano, si trasferisce in Svizzera, prima al TU Delft e poi al ETH di Zurigo dove approfondisce alcuni aspetti della Chimica Industriale. "Il mio desiderio, però, è sempre stato quello di tornare in Italia e mettere a disposizione del mio Paese le competenze che avevo affinato con tanti anni di esperienza internazionale" ha spiegato lui. Il Premio Felder lo ha aiutato a realizzare il suo desiderio. Il suo progetto di ricerca quinquennale è finalizzato alla progettazione di nuovi processi di sintesi, sostenibili dal punto di vista ambientale, per i mezzi di contrasto, compresi sia quelli già in uso commerciale che quelli ancora in fase di sviluppo.